Lettera del Sindaco agli esercenti - attività servizi alla persona
Cari esercenti,
intanto vi chiedo scusa se utilizzo i canali “social”, al momento il sistema più celere e idoneo, molti di voi non risiedono a Uri e pertanto non potrei consegnare questa
lettera a mani, non ho un vostro indirizzo di posta elettronica, e soprattutto ancora non è il caso di organizzare incontri in presenza, ma ho premura di comunicarvi
quale è il mio pensiero rispetto alla possibilità di emanare un ordinanza con la quale consentire l'apertura di parrucchieri e centri estetici.
Innanzitutto, comprendo che per molti di voi sarebbe una grande opportunità iniziare a riprendere l'attività, come per tutte le altre ancora sospese o quelle a cui si
offre la possibilità dell'asporto, anche se tale ultima possibilità a livello pratico ed economico avrebbe ben pochi risultati, penso ad esempio alla realtà dei bar.
Non nego che mi duole il cuore, ma se la situazione non verrà chiarita con un atto ministeriale con il quale venga assicurata la legittimità di un'ordinanza sindacale
con la quale si autorizzi l'apertura di un'attività sospesa da DPCM, io non emanerò nessuna ordinanza. Ho preso questa decisione, che è solo del sindaco e non
dell'amministrazione per tutelare voi, per tutelare la mia comunità e per tutelare anche la mia persona.
Parto dalla constatazione che il Governo non si è espresso chiaramente sul quando abbia intenzione di varare misure differenziate sulla base della situazione
delle singole regioni, e potrebbe essere che tutta la polemica sia sorta per un'apertura anticipata di una sola settimana.
Ho considerato che la regione mi dovrebbe comunicare in data 8 maggio, ma non vi è certezza, un dato tecnicamente detto Rt, ovvero il valore che indica l'indice
di trasmissibilità del virus del Comune di Uri, e che senza tale dato e quantomeno fino alla sua comunicazione non potrei comunque adottare l'ordinanza.
Nonostante molti di voi arrivino da paesi limitrofi, che probabilmente hanno un dato Rt differente e che non so se potrò conoscere o valutare, per ora ai fini dell'ordinanza
dovrei verificare solo quello di Uri. Se adottassi l'ordinanza una volta emessa, dovrei giornalmente controllare che quel dato non superi lo 0,5, in caso contrario ( ad
esempio se dovesse salire a 0,6) dovrei fare un'ulteriore ordinanza veramente contingibile e urgente, poiché emanata a tutela della salute pubblica, per farvi invece
chiudere.
Per di più, attualmente per il vostro settore non è ancora stato pubblicato un protocollo o delle linee-guida che siano state concordate con le associazioni di
categoria e adottate a livello nazionale (ad esse sta attualmente sta lavorando l'Inail, e quindi entriamo anche in tema di sicurezza sul lavoro non solo vostra ma anche dei
vostri dipendenti e clienti).
Da avvocato, non posso prescindere da un'analisi dettagliata delle leggi né tanto meno posso non cosiderare che esiste una gerarchia delle fonti normative, e per
giunta l'ordinanza non è nemmeno annoverata tra le fonti del diritto. Non posso prescindere dal fatto che il DL 25 marzo 2020 n. 19 all'art. 3 co. 2 dispone “I sindaci
non possono adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l'emergenza in contrasto con le misure statali, né eccedendo i limiti di
oggetto di cui al comma 1”.
Non posso ignorare che il potere di ordinanza mi viene conferito dall'art. 50 del TUEL il quale dispone che in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a
carattere esclusivamente locale, il Sindaco possa adottare ordinanze contingibili e urgenti, nella qualità di rappresentante della comunità locale (e aggiungo che quella
in corso è un'emergenza sanitaria nazionale e non solamente locale).
Non ho idea di quale sarà la linea degli addetti ai controlli che ben potrebbero sollevare l'eccezione dell'inefficacia della mia ordinanza, come stabilito dal D.L. sopra richiamato.
Potrete facilmente comprendere che questo contesto normativo contrasta con l'ipotesi di un'ordinanza attraverso la quale poter autorizzare l'apertura di un esercizio.
E ora veniamo a me unica firmataria di una ipotetica ordinanza che in realtà non stringerebbe ma allargherebbe le maglie in un epoca in cui a livello mondiale si
cerca di debellare un'epidemia.
Ringrazio il nostro Presidente della Regione per la grande fiducia che ha riposto in me (e negli altri sindaci) però io non ho un comitato tecnico scientifico con
il quale mi possa consultare per poter prendere una simile decisione nel caso in cui il dato Rt lo consenta, e non nego che avrei preferito che fosse il Presidente ad
accollarsi questa decisione dal momento che lui ha dei consulenti che gli possono indicare la via migliore, esattamente come hanno fatto altri presidenti di Regione.
Per fare questa analisi non ho potuto prescindere dalla lettura del combinato disposto degli artt. 452 e 438 del Codice Penale, secondo il quale chiunque
commette, per colpa, in questo caso per imprudenza, alcuni dei fatti previsti dall'art. 438 C.P., (trattasi del reato di epidemia!), è punito con la reclusione da tre a dodici
anni, se dal fatto deriva la morte di più persone, mentre è punito con la reclusione da uno a cinque anni chi cagione un'epidemia mediante la diffusione di germi patogeni.
Sulla lettura della norma si potrebbe aprire un dibattito, ma intanto il rischio è concreto.
Se il governo ha ritenuto opportuno attendere per l'apertura, credo sia perchè abbia considerato la vostra attività soggetta a mettere a rischio non solo la salute
dell'esercente ma anche quella della clientela, che a sua volta metterebbe a rischio quella delle proprie famiglie. Si potrebbe creare quindi una concatenazione di
contagi, e spero di sbagliarmi, ma come autorità sanitaria locale devo tenerne conto ed alla sanità pubblica devo dare priorità.
Vi chiedo quindi di avere pazienza e di comprendere le motivazioni che mi hanno spinto a tale decisione, e di cercare di capire anche la mia posizione.
Vi porgo un caloroso saluto con la speranza che tutto si risolva nel più breve tempo possibile.
Il Sindaco
Lucia Cirroni